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L'UOMO IN PIÙ Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 15 giugno 2004
 
di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo, Andrea Renzi, Nello Mascia (Italia, 2001)
 
Era l'esordio di Paolo Sorrentino, l'autore di LE CONSEGUENZE DELL'AMORE (omaggiato per il grande Toni Servillo in questi giorni a Locarno) e IL DIVO, debutto scandalosamente ignorato a suo tempo.

Insolita, negli schemini del cinema italiano che conosciamo, forte di uno stile che non esita mai a definirsi con coraggio, a fior di pelle nell'interpretazione dei suoi attori (quella di Toni Servillo è memorabile), la vicenda di L'UOMO IN PIU`si carica infatti di una emozione che va ben oltre la normalità dell'aneddoto. Quello del calciatore in fine carriera cui non riesce, come meriterebbe, di diventare allenatore; doppiata da quello del celebre cantante che si distrugge a colpi di cocaina e ragazzine. Percorrere l'itinerario classico, che conduce dagli altari facili dell'adulazione alla polvere di quando si fanno da parte gli amici della gloria e del guadagno a gogo.

"E' meglio aver amato e perso che mettere linoleum nei vostri salotti", dice la didascalia che apre il film: ed è proprio su un certo disincanto tragicomico e malinconico alla Woody Allen rivisto da un'estetica almodovariana - kitsch che il film di Sorrentino sorprendentemente si impone, riallacciandosi ai più brillanti mostri della commedia italiana dei bei tempi. Sorprendentemente; perché quelle macchiette di perdenti alla moda del calcio e delle canzonette in una Napoli che non si rifiuta nessun stereotipo arrischiavano ogni sorta di inciampo. Sorrentino, con lo strepitoso Servillo (sempre sopra le righe senza mai andare in tilt: quale attore italiano ci riuscirebbe?), aggirano ogni scoglio; e lo trasformano in uno spaccato poetico dell'Italia (ma non solo) contemporanea; farcito di colori saturi, suoni accurati e musiche alla Buongusto e Califano, ambienti fantastici ed ellissi cinematografiche non indifferenti. Sarà anche popolare, questa poesia; ma averne.


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